Alvise e Gala: due mondi imprescindibili eppure tanto diversi. Lui,
dolce, sensibile eppure tanto timido, lei, sola, disperata, con
un incredibile voglia di sentirsi desiderata. Se si pronuncia il loro
nome in un unico fiato, AlviseeGala, e' come una formula magica pronta a
donare alle loro vite un senso assoluto e indescrivibile, una chiave per
universi sconosciuti, come quello che si nasconde dentro l'ombelico di
Alvise. Un ombelico qualunque se non fosse che Gala riesce ad inserire
al suo interno qualunque cosa, qualunque tipo di oggetto.
Questa pratica ben presto diventa un'abitudine sempre piu' compulsiva,
letteralmente bulimica che fa accettare ad Alvise
qualsiasi oggetto provenga dalle mani di Gala.
Lo spettacolo e' caratterizzato dalla bidimensionalita', non solo della
situazione vissuta dai personaggi, ma anche degli
spazi della scena. Vediamo, infatti, che gli attori si muovono
esclusivamente su un piano laterale e su uno frontale poiche' il mondo
di Alvise e Gala e' un vero e proprio non luogo.
Il fatto stesso di giocare con la bidimensionalita' sta a sottolineare
l'inesistenza di cio' che e' reale. Cos'e' in fondo la
realta': un insieme di regole e precetti che servono soltanto a
reprimere le nostre pulsioni, a stringere i sentimenti in una morsa
troppo stretta per dar spazio all'abbandono dei sensi. Una realta' di
cui Alvise e Gala si accorgono di non voler far parte.
L'ombelico di Alvise e' la storia di un vero amore e di un ombelico,
pronto ad accogliere tutto quello che di
meraviglioso c'e' nella vita. Una piece, soave e malinconica di due
individui in cerca della loro dimensione, del loro posto nel mondo che
non puo' essere che l’uno dentro l'altro.