Milano in scena di Roberto Rizzente

Il punto di partenza e' sempre quello. Ammirato, troppo spesso imitato, Pinter e' uno dei padri riconosciuti della drammaturgia contemporanea, non solo inglese. Non fa eccezione questo "After the End".

Per una buona mezz'ora, il copione di Dennis Kelly scorre lungo binari noti, magari mischiati da qualche vaga reminiscenza beckettiana: Mark e Louise, maniaco-ossessivo e infantile lui, bella e un po' isterica lei, costretti all'esilio da una minaccia esterna (un'esplosione atomica), in attesa di un'improbabile liberazione. I due parlano, stabiliscono le regole della forzata convivenza - la distribuzione del cibo, la comunicazione con l'esterno - , giocano a Dungeons&Dragons, ma soprattutto si scontrano, in un ambiente che segue pedissequamente le regole della vulgata, e senza che la tensione intervenga a movimentare le fila, perche' tutto e' chiaro, lecito, prevedibile.

Ma a questo punto, ecco la svolta. Perche' lei e' a lui legata. E quando ha la possibilita' di fuggire, sceglie di restare. Addirittura, non reagisce durante lo stupro. Dunque il testo, che sembrava avviato verso una trita e ritrita riproposizione degli universi concentrazionari della letteratura postbellica, e' in realta' una sottile e potenzialmente accattivante riflessione sui meccanismi del potere, il sentimento morboso che fonde la vittima col carnefice. E poco importa, allora, come possa lei (ri)guadagnarsi la liberta': l'interesse della piece sta, piuttosto, nell'incapacita' che questi giovani - i nostri giovani- hanno di accettare le responsabilita' della vita adulta. Un disagio che solo in prima battuta appartiene a Mark, ma che via via finisce col nutrire anche Louise, fino all’imprevisto finale. Peccato, allora, che tutto scorra via cosi', leggero e quasi incolore, senza incidersi nei corpi e le intenzioni degli attori, e senza il coraggio, soprattutto, di farsi epifania. Tanto da consegnare lo spettacolo alla dittatura del "teatro di genere": avvincente e ben congegnato si', ma nel fondo, stantio.

Roberto rizzente
www.Milanoinscena.it
30 Maggio  2015
 

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