AFTEr THE END DI FRANCESCO MATTANA

Gli attori - quelli bravi, si intende - sono persone fragili, insicure, tese a coltivare il dubbio (non) metodico. Questo lato nascosto si coglie con nitidezza frequentandoli un po' nel backstage. Rimarranno impressi nella memoria di chi scrive i 'timori e tremori' di Valeria Perdono', la protagonista femminile di After the end: durante le prove si sentiva come sopraffatta dal clima claustrofobico del testo; una sorta di esitazione nell'accostarsi al personaggio le attraversava la pelle, forse la paura di rimanere intrappolata in un gorgo da cui, una volta entrati, non ne puoi piu' uscire. E in effetti, e' andata proprio cosi': ora che le repliche volgono al termine ha ammesso che, per la prima volta nella sua carriera di attrice, questa Louise rimarra' incollata col mastice nella sua anima. C'e' un aspetto importante, pero', su cui Valeria forse non si sofferma: per un'attrice, convivere con un personaggio solido e pieno di affascinanti sfumature come Louise, e' una vera benedizione. Fortunato chi, da interprete, incrocia nel suo percorso un testo come After the end. E fortunato chi, in questo infinito scorcio d'autunno milanese, si e' recato allo Spazio Tertulliano con la deliberata volonta' di condividere con gli attori l'atmosfera plumbea della pièce.

Produzione Alraune Teatro presenta
AFTER THE END
di Dennis Kelly
regia di Luca Ligato
con Valeria Perdono' e Alessandro Lussiana
scenografia Giovanna Angeli
costumi Carla Goddi
responsabile organizzativo e di produzione Monica De Giuli

Cosa succede dentro un bunker antiatomico, dopo una micidiale esplosione nucleare? Difficile da immaginare per noi comuni mortali. C'e' chi, come il visionario scrittore inglese Dennis Kelly, ne ha dato però una verosimile interpretazione. Il regista Luca Ligato ha colto la forza di questo testo, si e' messo di buzzo buono e il risultato e' uno spettacolo veramente ben fatto, un'ora e mezza che scivola via senza nemmeno una zona morta.
Merito anche, senz'altro, dell'esperienza televisiva di Kelly: ha esperienza come autore per le situation comedy, settore in cui la fluidita' della scrittura e' l'obiettivo da centrare al volo. Senza voler aprire sterili fronti di lotta coi reality show, possiamo pero' affermare con serenita' che After the end e' una sorta di Grande fratello riuscito: laddove il format olandese fallisce nel suo costante piegarsi alle logiche dell'audience, qui invece c'e' una riflessione, acuta e non convenzionale, sulle situazioni che possono crearsi tra un uomo e una donna in uno spazio angusto. Valeria-Louise divide questo inquietante scenario con un partner di grande talento: Alessandro Lussiana. Professionista impeccabile, sfondatore di quarte pareti con quella bella faccia magnetica che in futuro catturera' parecchi altri registi.
Le dinamiche di coppia sono gia' difficili en plein air, figuriamoci in un bunker sottoterra. Difatti, come se non bastasse la bomba atomica, la' sotto scoppia il finimondo. L'Es di entrambi prende il sopravvento nelle sue forme piu' perniciose; porta all'abiezione, alla reificazione dell'individuo con cui ti incontri, ridotto a oggetto a uso e consumo delle proprie voglie. Louise e Mark non sono mica dei mostri: sono soltanto lo specchio delle reazioni che ognuno di noi avrebbe in un frangente simile. In simili contingenze, finiremmo tutti con l'inscenare un ruolo grottesco, misto tra Il signore delle mosche e La guerra dei Roses.
Nella vita di tutti i giorni Louise e Mark sono rispettivamente una signorina ben integrata nel tessuto sociale e uno sfigatissimo nerd, di quelli che hanno idee visionarie non captabili dal volgo. Di rado, ma molto di rado, questi sgobboni con gli anni diventano Steve Jobs. Nell'attesa, si sollazzano coi giochi di ruolo (e cercano di convincere i malcapitati che gli passano sotto tiro a giocare a Dungeons & Dragons). Bastano pero' pochi giorni nel bunker e paf, la frittata e' fatta: crollano le sovrastrutture, ogni maschera infingitrice si sbrodola. In un lasso di tempo brevissimo, la metamorfosi da Homo Sapiens a Neanderthalensis.
In barba alla crisi, la scena teatrale milanese e' ben viva. Fuori dal bunker domestico, con quelli che Brancaleone definiva 'li videi che condizionano e tenzonano', ci sono compagnie teatrali che lavorano sodo, con risultati eccellenti. Tra di esse, Alraune Teatro. Un gruppo di giovani, a cui facciamo i piu' sinceri e sentiti auguri per le produzioni future. Merda merda, ragazzi.

FRANCESCO MATTANA
www.saltinaria.it

maggio 2013
 

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