Play Milano di Francesco montonati

"After the End", epilogo (e analisi) della razza umana in un bunker antiatomico

Per scampare a un'esplosione provocata da non meglio precisati terroristi, Mark e Louise si rifugiano in un bunker antiatomico. Dovranno dividere questo angusto spazio per due settimane ma la convivenza forzata si rivelera' difficile.

"After The End", in scena al Teatro Elfo Puccini dal 19 al 27 maggio, e' stato scritto in seguito agli attacchi terroristici di Londra 2005 dal drammaturgo inglese Dennis Kelly (gia' autore della fortunata serie "Utopia") e ipotizza uno scenario claustrofobico in cui due individui si trovano a convivere forzatamente, consapevoli che all'esterno nessuno chiedera' loro notizie o ne contestera' l'assenza. In questa sorta di invisibilita' esistenziale, i personaggi si sentiranno liberi e incatenati al tempo stesso. Sara' proprio questa consapevolezza unita al bisogno di liberarsi delle catene imposte dal mondo esterno e all'urgenza di riaffermare la propria identita' negata loro nella vita fuori al bunker che li portera' allo scontro.

Le paure si amplificheranno, i processi mentali si velocizzeranno; i protagonisti (Alessandro Lussiana e Valeria Perdono') si troveranno presto a porre in essere ed enfatizzare ogni proposito proibito loro all'esterno del bunker in un gioco di ruolo - fisico e metaforico - in cui vivranno ognuno la parte ora di vittima ora di carnefice, in una lotta per la sopravvivenza dove istinto e bisogno s'imporrano inevitabilmente sulla ragione.

La regia di Luca Ligato e' serrata e cupa, la scenografia minimale; l’incontro tra attore e spettatore e' immediato, platea e palcoscenco si fondono in un unico dramma in cui ognuno puo' trovare riflessi riverberi del proprio essere.
Buona la prova attoriale dei due protagonisti, l'energia. La differenza di stile recitativo, tuttavia, (lui piu' lirico, piu' rappresentativo; lei piu' spontanea, meno teatrale) crea qualche gradino nel gioco azione/reazione. Talvolta la mise-en-scene da' l'impressione di voler ricalcare soluzioni e lazzi dello spettacolo inglese, compromettendo a tratti la freschezza della resa. Un buon lavoro, comunque, stimolante e coinvolgente.

Francesco Montonati
www.playmilano.it
21 Maggio  2015
 

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