DANCE & CULTURA di Cecilia Delle Fratte
In un bunker antiatomico anche se la bomba non c’è
Dopo il debutto milanese, arriva al Teatro dell’Orologio After the end del
drammaturgo inglese Dennis Kelly per la regia di Luca Ligato. Uno spazio
asettico per una storia di tensione.
Mark e Louise si ritrovano insieme in un bunker sotto terra: un finto muro
di mattoni, un tavolo e due sedie in ferro, un container pieno di provviste.
Perché sono li'? Mark sostiene di averla salvata da un'esplosione che ha
distrutto la citta', sono rimasti solo loro e ora devono prendersi cura
l’uno dell'altra. Louise e' una ragazza esuberante, bella e sicura di se',
Mark e' un ragazzo timido, cervellone e eterna preda di prese in giro.
Costretti ad una convivenza forzata, non riescono proprio a parlare senza
litigare e tutto peggiora quando lui inizia a negarle cibo e acqua. Louise
capisce che sono soli nel bunker ma fuori la vita continua a scorrere. I due
protagonisti si scambiano piu' volte i ruoli di carnefice e prigioniero
finche' la luce della salvezza li accompagna verso un epilogo amaro.
"After the end" e' un lavoro del 2005 di Dennis Kelly, autore londinese di
teatro e televisione; e' un testo spinoso che ti immobilizza e ti suggerisce
fin da subito che c'e' qualcosa che non va. Il ritmo concitato, i dialoghi
serrati e veloci sono tipici della drammaturgia contemporanea inglese; in
piu' l’esperienza televisiva di Kelly nella sit-com aiuta enormemente la
fluidita' dello spettacolo teatrale.
Lo slang britannico perde un po' della sua valenza al momento della
traduzione in italiano. La parlantina incessante dei personaggi,
apparentemente priva di pensiero, a volte non si adatta molto bene alla
situazione inquietante e tesa; questa pero' e' una scelta del regista piu'
che dell'autore. La regia di Luca Ligato e' buona ma in alcuni momenti perde
forza. La scenografia scarna e fredda ci conduce in un ambiente
claustrofobico e angosciante; solo il telo attaccato alla parente di fondo
con i mattoni disegnati sopra, non e' bello esteticamente e non si abbina ad
una scena gia' fatta e finita. Le musiche elettroniche originali sono
funzionali e intervengono nella giusta maniera accrescendo la tensione.
Quelli di Louise e Mark sono ruoli indubbiamente difficili. Valeria Perdono',
diplomata alla Silvio D'Amico, da' l'idea che ci sia un distacco tra lei e
la situazione scenica ma nella parte centrale acquista una forte
espressivita' sia fisica che vocale. Alessandro Lussiana, diplomato allo
Stabile di Torino, deve vedersela con un ragazzo disturbato pieno di
paranoie: e' credibile e fluido nei suoi repentini cambiamenti.
"After the end", dopo la fine, E' un concetto apocalittico che affascina e
spaventa; ma se alla fine segue il peggio, e' una brutta storia.
Cecilia Delle Fratte
www.danceandculture.it
14 Maggio 2015