Linea Diretta 24.it di Lavinia
Martini
Quando Dennis Kelly mise mano ad "After the end" doveva presumibilmente aver
letto "Il Signore delle Mosche" o aver visto "The Hole", un film del 2001 in
cui quattro ragazzi rimangono chiusi in un bunker, fino al momento in cui si
scopre che uno dei personaggi e' al corrente del modo per uscire ma l'ha
tenuto nascosto per rimanere vicino al ragazzo che ama e che non la
considera.
Storia simile in questo caso. Louise (Valeria Perdono') e Mark (Alessandro
Lussiana) si rifugiano in un bunker in seguito a un attacco terroristico che,
temono, abbia portato distruzione ovunque, attendendo di ricevere segnali
radio che diano loro il via libera. In questa attesa si consumano 15 giorni
di segregazione che mettono duramente alla prova la loro amicizia come il
loro autocontrollo. Mark e Louise sono a due poli opposti: lei e' nevrotica,
umorale, istintiva e per questo infinitamente affascinante; lui e' rigido,
invidioso, infantile, maldestro tanto nel cercare di nascondere quanto di
rivelare il suo interesse.
La scenografia, minimale ma significativa, fa da cornice a questo set del
terrore, in cui si assiste a un progressivo abbandono delle forme acquisite
di civilta' e convivenza. Come in una sequenza di diapositive, i giorni
scorrono mentre i personaggi si privano gradualmente della loro profonda
umanita': si svestono, urlano, tentano di uccidersi l'un l'altro, vivono
insomma, non piu' come umani ma come abbrutiti da una crescente bestialita',
un meccanismo che non li investe alla pari ma che e' il frutto di un gioco
di ruoli tra carceriere e carcerato. Cosi' Louise, vittima delle attenzioni
patologiche di Mark, viene affamata, incatenata e abusata, fino a perdere il
senso della realtà, tanto che, una volta emersi dal sottosuolo e a parti
invertite, chiede a Mark: "Ma io, ti sembro io?".
A seguire questa spirale di episodi, una recitazione che si scompone
nell’arco di poco piu' di un'ora, passando dal tono urbano, diremmo forse
affettato, del principio, al ritmo isterico e depresso del finale. Molte
parole che lasciano il posto a molta aggressivita', tanto fisica quanto
verbale. Un testo, per sua natura, accattivante, che ha il merito di aprire
un buco della serratura su una camera oscura dove vanno in scena gli istinti
primordiali, gli abissi della mente, le umane perversioni.
Lavinia Martini
www.lineadiretta24.it
08 Maggio 2015