Il Grido di serena Giorgi
Rinchiusi nel rifugio sotterraneo di una periferia non decifrabile, Mark e
Louise (Alessandro Lussiana e Valeria Perdono') sono sopravvissuti ad
un'esplosione atomica. Nello stanza buia e fredda del nascondiglio, i
ragazzi trascorrono due settimane al riparo dalle emissioni radioattive che
potrebbero ucciderli. Hanno poco cibo, solo scatolette di chili piccante e
qualche barretta di cioccolata. Louise non ricorda nulla dell'esplosione: si
ritrova a dover condividere con Mark, che l'ha salvata, lo spazio limitato
del rifugio/castigo. Col passare dei giorni il cibo diminuisce, gli spazi si
accorciano, i nervi saltano. Vi e' una ricerca affannata di autocontrollo:
un bisogno sconfinato di restare lucidi per vincere il tempo, la necessita'
di aiutarsi, il rischio di cadere nella manipolazione tipica di una
condizione estrema.
Sostenuta da una recitazione di alto livello "After the end" del londinese
Dennis Kelly, e' la vicenda di un massacro. Quello esterno di un "fuori"
apocalittico, e quello intimo costretto tra le quattro mura di un luogo
fatiscente e ostile, che i protagonisti vivono nella metafora del proprio
rapporto oppressivo. "After the end" è un esempio classico di "commedia nera",
dove tutto e' prestato alla velocita' dei dialoghi, alla schizofrenia
interpretativa e al contempo all’essenzialita' di una scrittura
drammaturgica asciutta, che non lascia spazio alle digressioni.
Dopo un'iniziale impressione di banalita' contenutistica, la trama cresce
grazie ai progressivi colpi di scena svelati in un finale coinvolgente e
inaspettato. L'effetto claustrofobico e' la chiave: esso e' reso non solo
dalla scenografia scarna, scura, povera di oggetti (giusto un tavolo e una
botola), squadrati e vagamente futuristici e dalla musica elettronica spesso
molesta, ma si rivela soprattutto nella tensione emotiva di una recitazione
nevrotica. La gestualita' inquieta della Perdono' (solita tamburellare le
dita su qualsiasi superficie, o ingozzarsi di merendine) e l'interpretazione
violenta di Lussiana accentuano la sensazione di smarrimento contenuta nella
piece. I due soffocano nella rappresentazione del loro disfacimento umano,
come se si fossero scollati dalla propria coscienza che si abbrutisce e si
adegua alla resistenza della fame, del freddo e della lotta.
La sensazione labirintica di una mente deviata si materializza sul palco
negli abusi di Mark, che si aggira nello spazio/prigione senza pudore ne'
ritegno. Louise ne subisce i soprusi. Al limite della sopportazione per il
duro impatto "After the end", magistralmente diretto da Luca Ligato, e' uno
spettacolo bello e a lungo applaudito che per certi versi fa pensare alla
scrittura dissacrante di Jose' Saramago, per quel linguaggio logorroico
privo di pause nei monologhi della Perdono' e le atmosfere sporche, spietate
dei quadri scenici.
serena Giorgi
www.ilgrido.org
01 Maggio 2015