Paper street  di sarah curati


Secondo la piramide di Maslow, i bisogni dell'uomo sono ordinati in base a una gerarchia: una volta soddisfatti quelli piu' elementari si e' in condizione di aspirare a quelli piu' complessi. Ma cosa succede quando le condizioni di default - mangiare, bere, dormire - sono messe a repentaglio? Quanto ci vuole perche' quella follia latente sfondi gli argini della ragione e ci travolga? Dennis Kelly affronta tutte questo in "After the end", black comedy portata in scena dalla compagnia Alraune Teatro al Teatro dell'Orologio, per la regia di Luca Ligato.

In seguito a un’esplosione nucleare avvenuta dopo un attentato terroristico, Mark (Alessandro Lussiana) riesce a salvare Louise (Valeria Perdono') e a portarla nel suo rifugio antiatomico, dove resteranno due settimane per sfuggire alle radiazioni. Una scenografia nera e spigolosa riproduce questo bunker austero (scene Giovanna Angeli): lampadine che incombono dall'alto, un tavolo e due sedie, un fondale fatto a quadrati e un baule per le provviste. Lui ha una cotta per lei, ma e' un loser e lei preferisce un altro. Ergo, deve essere punita.

Si assiste quindi in scena a un classico gioco di potere tra vittima e carnefice, dove il linguaggio duro e tagliente di Kelly riproduce fin da subito un’atmosfera ansiosa e concitata: parole veloci come fulmini si susseguono e sovrappongono come se gli attori dovessero rincorrerle per stare al passo. Cosi', il velo di normalita' iniziale che copre queste parole e i gesti si lacera in un crescendo di violenza - fisica e verbale - privazioni e abusi.

Ad ogni cambio di scena corrisponde un ulteriore gradino verso il disgregamento della personalita'. Un buio repentino - accompagnato da un rombo sinistro - e i nervi crollano, gli istinti primordiali si fanno più pressanti; la fisicita' degli attori e' sconvolta da pianti e risa isteriche, i lineamenti alterati dalla fame, la sete, la cattivita'. Quelle pareti che tenevano la follia ben salda in un luogo sicuro si sfaldano definitivamente, e questa straripa come un fiume in piena, inarrestabile. Una bella prova per gli attori che abbandonano completamente le proprie difese e si buttano a capofitto in un testo dal finale inaspettato eppure in qualche modo prevedibile. Cosa sono diventati, in fondo, Mark e Louise? In questa spaventosa voragine al limite fra pulsione e raziocinio la nostra umanita' si rivela appesa a un filo molto piu' sottile di quanto crediamo.

Scritto nel 2005 dopo gli attentati terroristici di Londra, "After the end" descrive una citta' in rovina: macerie ovunque, corpi carbonizzati per strada. e' un aspetto che colpisce molto alla luce del drammatico terremoto in Nepal di questi giorni; fa paura pensare a quanti Mark e Louise potrebbero nascondersi tra i sopravvissuti. Dove possiamo recuperare l’umanita' e la capacità di raziocinio quando di fronte a noi ci sono 4500 morti sotto le macerie - reali?

sarah curati

www.paperstreet.it
29 aPRILE 2015
 

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